Gli schizzi che io creavo pensando allo sviluppo urbanistico del mio territorio di origine dove ho trascorso gli anni dell’adolescenza, fino al diploma di maturità artistica e la specializzazione di maestro d’arte risalgono a vent’anni fa.
Conoscevo bene i luoghi dove sono nato, una meraviglia della natura dove io ho sempre immaginato tutt’altro rispetto invece a quanto è stato poi realizzato. All’epoca ero molto giovane e pieno di entusiasmo, pensavo che tutte le meraviglie che avevo appreso nel corso degli studi sarebbero serviti per misurarmi con quegli spazi, quasi come stessero aspettandomi. Gli schizzi che presento sono esercitazioni di tipo urbanistico in cui vengono immaginati nuovi assi viari, edifici residenziali e pubblici e non mancano le utopie, dove si formulano ipotesi di costruire al di sotto di grandi viadotti stradali, che formano quinte rispetto al grande anfiteatro che sfrutta l’andamento del terreno per le gradinate. Le Corbusier sicuramente mi ha ispirato per queste idee, con i suoi progetti utopistici e in particolare con piani urbanistici del 1930, a cui si riferiscono gli studi per le città per tre milioni di abitanti. Durante gli studi universitari avevo conosciuto tutta l’opera del grande maestro Louis Kahn che mi portavo dietro come esempio di lavoro, da tenere sempre in considerazione soprattutto per i grandi spazi. Di quel periodo sono anche i disegni per una abitazione dove c’era la ricerca dei caratteri degli edifici della tradizione come unica fonte di ispirazione del luogo.
I disegni sono di studio, ovvero fatti per fermare attraverso veloci rappresentazioni le idee, i concetti, il funzionamento di larga massima di un progetto. Io sono convinto che questa fase della progettazione è quella più importante e più bella.
Conoscevo bene i luoghi dove sono nato, una meraviglia della natura dove io ho sempre immaginato tutt’altro rispetto invece a quanto è stato poi realizzato. All’epoca ero molto giovane e pieno di entusiasmo, pensavo che tutte le meraviglie che avevo appreso nel corso degli studi sarebbero serviti per misurarmi con quegli spazi, quasi come stessero aspettandomi. Gli schizzi che presento sono esercitazioni di tipo urbanistico in cui vengono immaginati nuovi assi viari, edifici residenziali e pubblici e non mancano le utopie, dove si formulano ipotesi di costruire al di sotto di grandi viadotti stradali, che formano quinte rispetto al grande anfiteatro che sfrutta l’andamento del terreno per le gradinate. Le Corbusier sicuramente mi ha ispirato per queste idee, con i suoi progetti utopistici e in particolare con piani urbanistici del 1930, a cui si riferiscono gli studi per le città per tre milioni di abitanti. Durante gli studi universitari avevo conosciuto tutta l’opera del grande maestro Louis Kahn che mi portavo dietro come esempio di lavoro, da tenere sempre in considerazione soprattutto per i grandi spazi. Di quel periodo sono anche i disegni per una abitazione dove c’era la ricerca dei caratteri degli edifici della tradizione come unica fonte di ispirazione del luogo.
I disegni sono di studio, ovvero fatti per fermare attraverso veloci rappresentazioni le idee, i concetti, il funzionamento di larga massima di un progetto. Io sono convinto che questa fase della progettazione è quella più importante e più bella.